Quante cose si hanno da dire dopo quasi mezzo secolo in cui ci si è persi di vista? Ce li immaginiamo così la sera, quando anche l’ultimo custode se ne è andato e le luci del Museo si spengono, a raccontarsi le peripezie affrontate. Uno accanto all’altro, nella loro posizione originale, anche se in cornici tutte differenti per stile, perché si sa, ognuno ha fatto la sua strada da solo per il mondo e si porta dietro una storia che traspare anche da questi particolari.
Stiamo parlando di Sant’Agostino, San Giovanni Evangelista, San Nicola da Tolentino e San Michele Arcangelo, i santi che compongono una parte della Pala Agostiniana dipinta da Piero della Francesca nel 1469 e della cui parte centrale non si ha più notizia, smembrata e dispersa alla fine del XVI secolo. Vengono da Londra, da New York, da Lisbona e da Milano, e proprio a Milano al Museo Poldi Pezzoli è avvenuto questo ricongiungimento.
Per tutti i dettagli, per la storia di questo capolavoro e per l’importanza che l’evento ha anche dal punto di vista scientifico, vi rimandiamo agli approfondimenti che potete trovare sul sito del Museo.
Facciamo nostre le parole di una delle curatrici, Machtelt Brüggen Israëls e ve le proponiamo.
Tre sono i motivi per cui questa è una mostra-miracolo:
- Perché questo ricongiungimento è unico e probabilmente irripetibile per l’intrinseca fragilità delle opere. Ed è potuto accadere grazie alla determinazione e alle sinergie di tutte le istituzioni in gioco, nonché grazie a chi ha sostenuto e sponsorizzato l’iniziativa.
Quando si lavora insieme per un obiettivo alto, il risultato è bellissimo.
- Perché possiamo vedere sorprendentemente da vicino la vera maestria di Piero della Francesca che per tutta la vita ha ricercato l’essenza della figura umana e che ha saputo, con precisione matematica, costruire lo spazio in cui queste figure sono collocate; le sentiamo vicine, reali, possibili e il loro cielo diventa anche il nostro, con quello spettro di colori che possiedono nomi per noi fantastici come blu oltremare sopra azzurrite.
- Perché sono stati possibili degli studi scientifici approfonditi, una grande occasione di ricerca e di nuove indagini. Tutti i Musei coinvolti hanno studiato e cercato di capire la grande domanda che ancora oggi suscita la Pala Agostiniana.
Cosa è rappresentato al centro, nella parte mancante? Avvicinando le parti singole, ci si è avvicinati al tutto e al suo mistero.
Ombre di ali di angeli, frammenti del manto della Madonna, dettagli di parti architettoniche, hanno confermato che l’immagine sacra al centro era quasi sicuramente l’incoronazione della Vergine. Anche se non la vediamo, riusciamo a immaginarla. Dove sarà finita? In quale parte del mondo? Le indagini proseguono.
Ci sono altre due cose che ci sono piaciute.
Scoprire che Piero dipingeva tutto anche le parti che rimangono nascoste, per essere il più aderente possibile alla realtà. Se San Giovanni aveva la barba, innanzitutto l’artista dipingeva bene tutto il volto e poi ci dipingeva sopra la barba così che avesse una caduta più naturale; oppure prendiamo, ad esempio, il dettaglio della preziosa veste di San Michele: beh se potessimo spostare la spada che tiene in mano troveremmo tutti i dettagli giusti al posto giusto.
La spada è stata dipinta infatti come se fosse realmente appoggiata sopra la veste, con il rigore e la precisione che sono la sua cifra stilistica. Insomma, niente polvere sotto il tappeto ma la cura di un lavoro fatto bene anche se nascosto alla vista: un lavoro che ha valore di per sé e non per i risultati che mostra, un senso di onore insito nel lavoro stesso, per cui una cosa veniva fatta a regola d’arte, perché era semplicemente così che doveva essere, come scriveva meravigliosamente Peguy nell’Argent (1913).
L’altra cosa è un’intuizione di chi ha curato la mostra e il suo percorso dentro il Museo. Ci sono oggetti del Poldi Pezzoli (la spada, la cintura, un elmetto, un drappo ricamato) che appartengono al periodo rinascimentale che sono molto simili a quelli dipinti da Piero. Sono stati messi in evidenza, per vedere dal vero quello che lui vedeva coi suoi occhi e per farci capire ancora di più quanto fosse un attento osservatore della realtà dei suoi tempi.
Per tutte le informazioni vi lasciamo il link.
La mostra è visitabile fino a fine giugno e noi ve la consigliamo!