“Ho impiegato mille ore, ho piantato centinaia di chiodi, ho dato milioni di martellate”, così racconta in documentari d’epoca Orfeo Bartolucci, diventato famoso negli anni ‘80 per aver costruito il mappamondo più grande del mondo, con una circonferenza di 31 metri, 180 quintali di peso, capace di ruotare su se stesso grazie ad un sistema di leve rudimentali ispirate alle tecniche di costruzioni medievali.
Un mappamondo posto nell’entroterra marchigiano, sopra una collinetta tra gli alberi, alla Colombara, una frazione di Apecchio. Per cinque anni Orfeo, figlio di un carbonaio, carpentiere edile in pensione, padre di dieci figli, come sottolinea con orgoglio, si è letteralmente rinchiuso nel cantiere da lui ideato, metà sottoterra e metà in superficie, riparato da sguardi curiosi grazie ad un grande capanno soprannominato La Pagoda. E lì in autonomia, senza svelare niente a nessuno, ha lavorato ininterrottamente, circondato da un alone di mistero e perplessità da chi forse l’ha sempre considerato un tipo estroso, forse un po’ matto.
Fino al giorno in cui nel 1989 c’è stata la grande inaugurazione.
Un’enorme sfera resinata, con rappresentati tutti i paesi del mondo, è apparsa in cima alla collina. Una porta invitava ad entrare (capienza 600 persone), e si apriva sul mondo immaginario di Orfeo: un piano intero dedicato ai proverbi e alla saggezza popolare incisa e scritta dappertutto (un esempio? Niente pesa di più di una persona vuota; per consigli prediligi capelli bianchi o grigi), al secondo piano tavole contenenti i dettagli dei continenti e delle nazioni con le loro caratteristiche principali, tratte dall’Enciclopedia (non c’era internet!) e con qualche oggetto simbolico a rappresentarli.
È la seconda storia in cui ci imbattiamo in progetti visionari che possono sembrare senza utilità e profitto. Ma è proprio questo che ci attrae. Dopo aver lavorato e faticato tutta la vita ci sono uomini guidati da qualcosa di misterioso che verrebbe facile liquidare come stramberia, ma che hanno ancora voglia di fare, creare, impegnarsi. Ci interessa cogliere quel desiderio di esprimersi e di portare avanti un sogno che ha qualcosa anche di infantile, nell’accezione più bella del termine. Una specie di grande meraviglia che permane, e che non si sa dove può portare. Chissà che stupore tra gli abitanti di Apecchia quando davanti agli occhi si sono trovati una gigantesca sfera azzurra, con una porta aperta verso le viscere della terra.
Orfeo, quando raccoglieva le perplessità dei compaesani che lo vedevano sparire per giorni immerso nel progetto, diceva “Chi non fa niente, di tempo ne ha per criticare”.
E a chi gli chiedeva il perché di tanto impegno, faceva fatica a formulare una risposta: “Non ti arrabbiare, ma non potresti capire.”
Ma per farvi un’idea di quello che stiamo raccontando vi lasciamo qui un link.