Vi auguriamo Buona Pasqua con un breve racconto (2 minuti di lettura) di Maurizio Maggiani, tratto dalla raccolta “La zecca e la rosa”, Feltrinelli 2016.
Buona lettura!
Via di Tuliero, è l’una e mezza. Un ragazzino scende dallo scuolabus, il giubbotto in mano, lo zaino bello gonfio buttato sulla spalla come se dentro non ci fosse niente, saltabecca sul ciglio del fosso verso casa, disordinato e pensoso. Chissà cos’avrà mai da pensare quel capretto novello che ci ha ancora sul labbro uno sbaffo di poppata. Boh? Guarda che ora si ferma, si pianta lì, butta zaino e giubbotto, spoglie fumanti ormoni sull’asfalto, e testa ficcata nelle spalle salta il fosso. Affonda come un sasso in una macchia di biancospino. Alta, compatta, zeppa di fioritura, ci si infila come se si fiondasse nel cuore della Via Lattea. Emerge tenendo stretto un lungo ramo, versato in alto, come un vessillo. Il ragazzino è tutto coperto di petali, sembra una madonna, sembra una sposa, chissà quale dio dei pagani appena nato. Torna di qua, riprende le sue cose e se ne va a casa con quel ramo che semina petali come una cometa. Per chi sarà quel ramo fiorito? Per la sua mamma? Per sua sorella? Per la ragazzina che sta nella casa di dietro? Forse se lo tiene per sé, magari se mi fermo a guardare, vedo che lo butta via nel fosso prima di entrare in casa. Tiro dritto. Non lo voglio sapere, non serve, non importa niente cosa e perché di quel ramo di biancospino in mano a un ragazzino che l’ha portato via dalla siepe più bella della via. Importa solo che l’abbia fatto, e ora sia eletto santo pro tempore di questa nostra borgata. Protettore di tutti noi che vediamo la primavera e non ci sembra nostra.