Se qualcuno si imbattesse in un’opera di Michael Grab potrebbe rimanere sconcertato e soprattutto pensare che ci sia qualche trucco. Rocce, sassi, pietre una sopra l’altra in un equilibrio che sembra sfidare ogni logica. Eppure, l’artista riesce a trovare in ogni elemento il punto esatto su cui poter appoggiare quello successivo, alle volte impiegandoci molto tempo, con incessanti minimi tentativi fino a costruire delle sculture naturali e armoniche.  In un video qui alcuni dei suoi lavori.

La lentezza e l’accuratezza con cui le sue mani cercano il punto di contatto in equilibrio con tutto il resto, ci ha ricordato la precisione dei passi, uno dopo l’altro, in una dimensione quasi senza tempo, di Philippe Petit, che nel 1974 ha camminato su un filo ancorato alle due torri gemelle e che racconta in “Toccare le nuvole” la sua avventura. In una bella intervista rilasciata a Geo, su Rai3 a gennaio, Alessandro D’Avenia parla proprio del funambolo francese a proposito del tempo sospeso che stiamo attraversando. Alla domanda su cosa in particolare lo colpisca della sua figura, risponde: “far sembrare leggerezza la forza di gravità (…)  Noi viviamo di un rapporto con il tempo fratturato perché abbiamo fretta, pensiamo sempre che il meglio sia da venire, che il futuro è ciò che ci salverà e questo provoca sempre in noie un senso di affanno e di accelerazione che destruttura il rapporto che abbiamo con le cose e con le persone, mentre i funamboli devono semplicemente pensare al prossimo passo, mettere tutto il peso sull’avampiede e c’è solo quel passo su cui concentrarsi, se pensano di tornare indietro o correre in avanti, cadono. Questo è un tempo che ci costringe a mettere tutta la nostra gravità e a fare il passo con accuratezza, stare nell’istante, proprio come il funambolo.

E alla domanda: “Quando la corda vacilla?” risponde “I momenti in cui la corda vibra psicologicamente si tende a pensare di doverla fermare e invece bisogna assecondare il canto della corda e diventare tutt’uno con essa (…) Più si muove questo terreno incerto più dobbiamo imparare a starci nell’istante, con le cose e le persone che abbiamo vicino”.  I funamboli hanno una rete di protezione che permette loro di procedere senza paura. La nostra rete di protezione- continua D’Avenia- è quella che ci permette di stare nell’istante senza correre avanti.

 

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Se volete ascoltare l’intervista integrale, la trovate qui

L’equilibrio dunque non è la mancanza di problemi o di accadimenti che ci scuotono. Ma è lo stato di chi, andando incontro ad essi, riesce a rimanere padrone di sé, sapendo che non è solo ma che ha una rete di relazioni e di cose che lo proteggono su cui può contare.
Un’altra idea che ci viene in mente è che non c’è un passo uguale all’altro sulla corda, così come non c’è un sasso da sovrapporre all’altro nello stesso modo: non c’è una risposta preconfezionata ma una direzione di cammino, e il metodo da applicare sarà ogni volta differente. Nostro compito è osservare, interrogare, capire in che modo procedere passo dopo passo, nel cercare la misura esatta in cui muoversi.