Molte volte l’impegno che gli uomini mettono in attività che sembrano assolutamente gratuite, senz’altro fine che il divertimento o la soddisfazione di risolvere un problema difficile, si rivela essenziale in un ambito che nessuno aveva previsto, con conseguenze che portano lontano. (Italo Calvino)
Non sappiamo se quello che ha costruito abbia avuto le conseguenze che portano lontano di cui scrive Calvino, ma la storia di Annunzio Lagomarsini e della sua casa volante ci ha catturati: un po’ perché ci ha ricordato il film Up della Pixar, con quella casa che vola via attaccata ai palloncini per inseguire un desiderio, e un po’ per non lasciarci vincere da quel senso comune che spingerebbe a giudicarla solo come un bel sogno fantastico ma poco praticabile e quindi inutile.
Eppure, è forse proprio per questo che ci è venuta voglia di capirne la storia.
Annunzio era di Castelnuovo Magra (è morto nel 2018) e ha iniziato a lavorare molto giovane come muratore per poi mettere su una sua impresa edile con quindici dipendenti. Ha costruito case per tutta la vita e, raccontava nelle interviste, ogni cliente aveva esigenze diverse. Chi voleva una casa al pianoterra, chi un attico, chi esposta al sole, chi all’ombra. In lui sedimenta un pensiero: un giorno costruirò una casa che accontenterà tutti i desideri. Un secondo pensiero gli fa nascere la scintilla del progetto su cui si impegna per tanti anni ed è la vista di suo padre anziano, che sposta continuamente la sedia in cerca di ombra o di sole secondo la stagione: costruirò una casa in cui non dovrò essere io a muovermi, ma sarà lei a seguire il sole, girando su sé stessa. Annunzio racconta che sa a malapena leggere e scrivere ma che nella vita ha imparato “assorbendo tutto come una spugna. Guardo, memorizzo e non dimentico più. Per fare un progetto non ho bisogno di linee sulla carta, mi basta chiudere gli occhi e vedo quello che devo realizzare.”
Una casa che si muove, che si alza fino a vedere il mare, e che si abbassa quando necessario. Una casa che quando tira forte il vento del Tirreno, dondola come una culla, racconta sua moglie mentre parla degli anni bellissimi vissuti lì. Sì, perché Annunzio quell’abitazione l’ha costruita, e tutto da solo, pezzo per pezzo, dal primo bullone al pavimento di legno, andando a prendere gli scarti delle discariche, senza chiedere nessun aiuto e ci tiene proprio a ribadirlo. Una villetta di 110 mq, su due piani, con due terrazzi che in circa 45 minuti ruota su stessa di 360 gradi e si alza fino a 13 metri di altezza. Una casa che è stata poi studiata, nei suoi meccanismi, e visitata da architetti, ingegneri, studiosi, ma che conserva il carattere di un progetto unico, inutile, non ripetibile e per questo affascinante.
Se questa storia vi incuriosisce c’è un breve documentario di 30 minuti che potete vedere qui.
Vi lasciamo con le sue parole, che in un certo senso si oppongono a quelli che sembrano essere i valori dominanti della società: è utile solo ciò che dà profitto.
“Io non faccio brevettare nulla, non vendo nulla, non voglio soldi, il mio pagamento è la soddisfazione personale. E comunque ho 74 anni e sono ancora qui, non mi fermerò e fino a che non lo vorrà il destino, io continuerò sempre a fare qualche cosa.”