Ci siamo accorti che spesso, quando diciamo il nome della società Miror Consulting, quasi tutti automaticamente ci aggiungono una r. Mirror. Un po’ forse la nostra deformazione tutta italiana nel quotidiano utilizzo di termini anglofoni che induce all’errore. Un po’ perché il termine Miror, pur essendo la radice di molte parole di uso corrente, appartiene al latino e quindi non ci si pensa.
In ogni caso è interessante riflettere sul fatto che MIRROR il cui significato è “specchio” sembra proprio l’opposto di MIROR, che vuol dire provare meraviglia, stupore.
In fondo in uno specchio non facciamo altro che vedere la nostra immagine riflessa, mentre la meraviglia e lo stupore riguardano uno sguardo voltato verso l’esterno e il “fuori di noi”. Qualcosa che accade fuori e che ci colpisce, ci stupisce, ci disturba o ci attrae, ci spinge a cambiare direzione o ci fa capire che siamo sulla strada giusta. Strano no? Che solo una lettera in più possa cambiare così tanto un contenuto da esprimere!
In un testo di Silvia Vecchini c’è una citazione che secondo noi racconta molto bene quanto la meraviglia sia uno stato d’animo profondo e non un’emozione passeggera e fine a sé stessa:
La meraviglia è uno stato d’animo che nasce dal profondo e ha la straordinaria funzione di metterci in relazione con le cose, noi stessi, gli altri. La meraviglia è la chiave di volta dell’attenzione, del pensiero, della comprensione. Va coltivata e nutrita ogni giorno con intelligenza, pazienza e fiducia (…) insomma non è quella caratteristica leziosa e graziosa che gli adulti attribuiscono all’età infantile, espressione di un’ingenua ignoranza, presto e auspicabilmente sostituita dal “realismo”, inteso come capacità adulta di pensare le cose come sono. La meraviglia dei bambini è un’attitudine della loro serietà, della loro pervicace necessità di comprendere e di amare, di conoscere e di entrare con intensità in relazione con sé stessi e con ciò che hanno intorno. E questo perché la meraviglia, per tutti, non solo per i bambini, rimane uno tra gli strumenti di crescita e sviluppo più importanti. Privarne gli esseri umani è una perdita, una sciagura irreparabile.
Insomma, il meravigliarsi è uno strumento di conoscenza. È un motore di apprendimento, tanto è vero che Pasteur lo considerava il primo passo verso la scoperta.
L’atto del meravigliarsi ha due parole che gli girano intorno, connesse e intrecciate: l’attenzione, perché senza attenzione non ci si può meravigliare, e l’imprevisto. Eh, sì perché spesso la meraviglia arriva quando accade qualcosa di imprevisto che infrange tutte le nostre previsioni!
C’è un po’ di carne al fuoco attorno ad una parola che non viene utilizzata poi così spesso, quasi fosse un atteggiamento da persone ingenue. Chesterton sosteneva che il mondo non sarebbe morto per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia, e noi ne siamo convinti.