Cosa distingue una performance lavorativa alienante, capace di disumanizzarci, da una tensione all’eccellenza e a una instancabilità che, anziché sfibrarci, ci rende più umani? Qual è l’elemento che può dare equilibrio alla nostra vita professionale, evitando che si riduca a una semplice corsa al potere o alla continua ricerca di autoaffermazione?
Forse dei gerani alla finestra.
Perché, come afferma Giacomo Perletti di Contrada Bricconi (ristorante stellato in Alta Val Seriana), nel fare impresa è fondamentale la certezza di una vocazione, di un compito. È necessario prendersi cura di sé e della realtà che è data, anche quando la fatica sembra insostenibile, mancano le risorse e tutto pare non voler decollare.
“Fa la differenza avere i fiori alle finestre; ci sono sempre stati i gerani alle finestre, anche quando non avevamo un euro e la gente pensava che fosse venuta su la mamma a metterli, e invece no, ero io che li mettevo perché ho bisogno della bellezza per sopportare il dramma della fatica che faccio, perché quel dramma c’è”.
Forse allora il senso del lavoro, non è l’autoaffermazione, ma il servizio del bene, il far emergere dalla realtà il potenziale di bene e di bellezza che già contiene in sé, come afferma Don Paolo Prosperi, a conclusione di una chiacchierata tra imprenditori che potete ascoltare al link qui (talk del 21 agosto tenutosi al Meeting di Rimini).