Ma allora la distrazione è solo un problema? Un opposto senza riscatto?
Spostiamo lo sguardo su quella distrazione che invece può diventare fonte di creatività, di ispirazione, di apertura verso altri mondi a cui attingere. Addirittura, per qualcuno, parte necessaria di un processo creativo.
Potremmo prendere ispirazione da un personaggio letterario famoso. L’ispettore Maigret che in tutte le sue avventure poliziesche utilizza un “metodo non metodo” molto differente da altri protagonisti di gialli.
Maigret, all’inizio di ogni indagine, vive quella che si potrebbe chiamare una “fase di impregnazione”. L’ispettore, una volta avvenuto il crimine, avverte una sorta di inquietudine e di disagio. Sente e percepisce qualcosa che non sa quando si chiarirà nella sua mente. E così gironzola. Sembra sfaccendato, un vero perditempo. Lo si vede al bistrot a sorseggiare una birra mentre fuma la pipa, a perdersi in chiacchiere inutili con le persone che incontra, insomma sembra assente, forse ottuso con quelle sue domande libere e senza nesso. In realtà è proprio in questa fase di fantasticheria, o come lui stesso racconta, di torpore, che avviene una preziosa immedesimazione nei personaggi della vicenda. È grazie alla capacità di lasciar correre i pensieri, di abbandonare un attimo la logica della ragione a tutti i costi che si creano le connessioni inattese, quelle che condurranno verso la risoluzione del problema. Probabilmente con più efficacia di un tempo trascorso seduto alla scrivania in massima concentrazione. Del resto, a chi non capita di trarre beneficio in momenti di grande intensità lavorativa, da una passeggiata o dal lasciar vagare la mente a ruota libera? In uno dei suoi racconti, Simenon fa dire a Maigret, mentre parla con un criminologo giunto dagli Stati Uniti per studiare il suo modo di indagare: “Dev’essere deluso, lei che sperava di studiare i miei metodi, come diceva stamattina… La faccio sguazzare nella pioggia… La porto in un banalissimo municipio, poi le faccio mangiare del pollo al vino… Cosa vuole che le spieghi?… Io le cose le sento…”. (se volete approfondire qui un link interessante)
Quando parliamo di distrazione non bistrattiamola troppo pensando che sia solo uno sviamento dalle cose veramente importanti. Infondo distrarre viene dal latino distrahere, che vuol dire allontanare, tirare, volgere in altro uso. Volgere l’attenzione altrove, alle volte, può sparigliare le carte, rimettendo al centro imprevedibilità ed imprevisto. Lasciamole spazio.