Un sasso di fiume con una riga bianca, come se ne trovano tanti, diventa una montagna da salire in bicicletta.
Un sasso grigio con righe bianche in verticale è come un cielo di pioggia sotto cui cammina un omino nero aggrappato al suo ombrello.
E poi un pezzo di sughero, che diventa barca a vela, e sopra un vecchio telefono, che a pensarci bene a chi potrebbe servire?
Su un tavolino bianco, due forme di legno, pezzetti di albero, sembra abbiano due gambe ciascuno. E infatti sono la signora Poc’anzi e il Conte Bigolin della Nona, incontrati durante una vacanza a Monte Olimpino.
Entrare nel nuovo Spazio Munari, aperto da poco a Milano in via Savona, è una ventata di spensieratezza.
Bisogna lasciare da parte le categorie di utile e inutile, di serio e scherzoso, di produttivo e improduttivo.
Si entra in una dimensione di gioco serissimo, di attitudine alla curiosità, all’immaginazione, alla sperimentazione come postura essenziale per affrontare qualsiasi cosa. Tutto può essere fonte di interesse e tutto, Munari ne è convinto, parte necessariamente dal bambino, dalla sua curiosità che poi costruirà quella dell’uomo, dell’artista, dell’adulto che si impegna nel suo lavoro.
Bambini sì, ma un testo sul muro all’ingresso di Marco Meneguzzo lancia una provocazione anche al mondo degli adulti, invitando ad un ribaltamento di prospettiva.
E se fosse il nonno a porre più domande che risposte? Solitamente i bambini ci riempiono di domande, incalzandoci coi loro perché. E “se fosse il nonno ad anticipare la domanda, costringendo il bambino a ripensare alla propria azione, tentando di dare una spiegazione che ci si attendeva da un adulto? Il nonno Bruno- scrive Meneguzzo- chiede per primo perché provocando nel bambino, che di solito è abitudinario, una piccola rivoluzione gentile: lo costringe a prendersi le proprie responsabilità, semplicemente invitandolo a riflettere velocemente su ciò che ha appena fatto o detto (…) in questo modo si ottengono risultati molteplici: il mondo non ti viene addosso ma sei tu che vai incontro al mondo; ti trovi sempre al centro di un processo dinamico, perché sei costretto a pensare continuamente…”
Passare dunque da una posizione passiva ad una attiva, diventando responsabili delle proprie azioni.
Non facile, ma sicuramente interessante!